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“Monteverdi fra la Prima e la Seconda Prattica”

sabato 1 novembre 2014
Teramo (TE)
Aula Magna Convitto Nazionale "M. Delfico"
21
I prossimi 25 ottobre 2014 e 1 novembre 2014, il Coro “Sine Nomine” in collaborazione con la Fondazione Tercas realizzerà due concerti in Atri, auditorium “S. Agostino” e Teramo, Aula Magna del Convitto Nazionale “M. Delfico”. Entrambi avverranno alle ore 21,00. Si tratta di esecuzioni di brani tratti dall'opera di Monteverdi esito di un percorso progettuale realizzato dal Coro “Sine Nomine” denominato “Monteverdi fra la prima e la seconda Prattica” . Maggiori dettagli possono essere desunti da quanto sotto riportato. … La fine del cinquecento si caratterizza per la notevole diffusione della polifonia come si evidenzia dalle fortune editoriali del madrigale, della villanella e della canzonetta. Ma in contrapposizione alle forme sopra esposte era in uso cantare “ottave” cioè cantare le strofe dei poemi epici e particolarmente dell’Orlando furioso, servendosi di moduli melodici prefissati ai quali era stato dato un nome (la romanesca...). In contrasto con il genere polifonico, ispirato dal rigore delle regole del contrappunto, questo stile musicale, a buona ragione definibile “recitar cantando”, privilegiava la parola, quindi il contenuto testuale, rispetto alla composizione musicale. La “Camerata fiorentina” raccolta intorno al conte Bardi, che della battaglia “anti polifonica” avevano fatto il proprio punto d’onore, rappresenta un chiaro esempio di questo nuovo modo di concepire il connubio musica-testo. In sostanza il periodo è maturo per una grande rivoluzione consistente nell'affidare il testo cantato ad una singola voce ed introducendo strumenti per i quali venivano, per la prima volta nella storia della musica, scritte parti esclusive. Il canto che ne scaturisce tendeva a imitare le inflessioni della parole recitata, stilizzando musicalmente gli accenti e le durate delle sillabe. Durante tutto il corso del XVI secolo la musica vocale veniva stampata a parti separate: se ad esempio si doveva pubblicare un madrigale a 5 voci, le cinque parti che lo costituivano venivano scritte in cinque libretti diversi. Quando verso la fine del secolo si fecero i primi esperimenti di “stile recitativo”, l’uso di sostenere il canto con strumenti d’accompagnamento divenne necessario. Le edizioni a stampa che documentano i primi esperimenti drammaturgici dell’anno 1600 (Euridice, Rappresentazione di anima e corpo..) sono interessanti anche dal punto di vista grafico. Per esempio le varie voci non sono più scritte separatamente ma organizzate in partitura. Primo avvio allo stile monodico sacro fu dato dalla raccolta dei Cento concerti ecclesiastici di Lodovico Grossi da Viadana. Il successo della raccolta era dovuto non solo alla novità del basso continuo ma anche alle facilitazioni pratiche essa offriva agli esecutori. In questo periodo di transizione si inserisce Claudio Monteverdi (1567 – 1643). Quando Orfeo fu rappresentato alla corte di Mantova nel 1607 Monteverdi aveva già composto e pubblicato dal 1582 al 1584 tre raccolte: Sacrae cantiunculae a tre voci, Madrigali spirituali, Canzonette a tre. Nell'opera di Monteverdi si affermano le nuove tendenze secondo le quali la musica doveva illustrare i contenuti espressivi della parola, doveva potenziarli e tradurli in immagine sonore. Queste caratteristiche si fanno gradualmente luce nei cinque libri di madrigali pubblicati tra il 1587 e il 1605. Il Quinto libro è il primo frutto veramente maturo della poetica della “seconda pratica” in cui fa la comparsa lo stile concertato cioè la contrapposizione di soli a tutti o fra gruppi di voci di diverso peso , registro, timbro, in modo da conferire alla composizione una fisionomia altamente drammatica. Ma è proprio nell'Orfeo, pubblicato due anni dopo il quinto libro dei madrigali che si possono ascoltare pregnanti episodi in stile recitativo alternati ad andamenti madrigalisti … . (dal web) Il progetto intende proporre, attraverso la scelta e l'esecuzione di una selezioni di brani del Monteverdi, il travaglio della transizione sopra esposta che all'epoca di cui si tratta venne sintetizzata in una acerrima polemica fra il Monteverdi e un teorico musicale, l'Artusi che contestava al primo un'ardito modo di approcciare le dissonanze. L'Artusi rappresenta la tradizione contrappuntistica e quindi teorizza un insieme di criteri da adottare nella composizione definiti “prima pratica”; il Monteverdi si fa invece promotore di un nuovo modo di intendere la musica, “seconda pratica”, che come lui afferma “sia serva della parola” in maniera esclusiva e non già dipendente dalle rigide regole del contrappunto rinascimentale. Nel dettaglio sarà proposta una selezione di brani dalle “Sacrae cantiunculae” come testimonianza del Monteverdi “giovane compositore quindicenne” allievo del celebre polifonista cremonese Marco Antonio Ingegneri, una serie di madrigali del genere polivocale, una serie di madrigali per solo/soli e basso continuo e due mottetti.